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Parco Naturale Adamello Brenta STORIE28 Agosto 2016

Silvia Monetti e come uscire da una vita “casa, università, solito giro”

Silvia ha partecipato al JobTrainer Parco Naturale Adamello Brenta e oggi è ricercatrice del Wuppertal Institute: leggi la sua storia…

Mi chiamo Silvia Monetti, sono una ricercatrice. Ho iniziato da poco a lavorare come assistente alla ricerca in uno dei migliori centri di ricerca d’Europa, il Wuppertal Institute for Climate, Environment, Energy. Per il momento sono part-time, dato che sto scrivendo anche la mia tesi del Master.

La mia giornata è molto varia, dipende da quello che ho in programma: tesi, lavoro, articoli, ricerca di nuove idee e spunti. Alcuni giorni sono all’Istituto, altri a casa, altri ancora in Università. Il fatto di poter spesso organizzare i miei tempi in maniera autonoma mi piace moltissimo.

Sì, a volte devo lavorare o studiare anche per 8, 10 o 12 ore al giorno, ma poi ci sono sempre periodi in cui riesco a prendermi dei giorni liberi, così posso dedicarmi anche alle altre cose che mi piace fare. Il cervello ha bisogno anche di “pause”, tanto lui lavora lo stesso e così una mattina ti svegli con una nuova idea!

C’è una frase, mi pare l’abbia detta Picasso ma non sono sicura, che ho appesa sopra alla scrivania sia a casa che in ufficio, e dice: “L’ispirazione esiste, ma deve trovarti al lavoro”. E’ verissimo.

Mi occupo di sostenibilità… Il Master che ho quasi finito è in governance ambientale e ora mi sto specializzando nel settore dell’alimentazione sostenibile. Detto molto molto in parole povere, si tratta di capire come cambiare su larga scala lo stile alimentare “occidentale” in modo che il cibo diventi buono, salutare, giusto, equo e pulito per chi lo produce, per chi lo consuma e per l’ambiente.

Mi interesso di alimentazione e sostenibilità da qualche anno, e il mio percorso professionale, diciamo così, è cominciato con uno stage in una NGO in Inghilterra durante la triennale “Compassion in World Farming”, sono attivi anche in Italia e ultimamente ho letto diversi articoli sulle loro campagne sul Corriere della Sera. L’organizzazione si occupa del benessere degli animali d’allevamento, e durante quello stage ho capito che questo era il mio settore.

Ho studiato scienze politiche a Trento, un corso di laurea triennale; non so come sia adesso, ma quando l’ho fatto io gli stage non erano previsti, però se si vuole andare da qualche parte si può organizzare tutto, l’Università ti aiuta e si possono vincere borse dell’Erasmus Placement, come nel mio caso. Vivevo vicino a Londra e l’affitto ovviamente era astronomico. Comunque, dicevo, ho studiato scienze politiche e poi ho cercato di “spostarmi” verso il settore ambientale – abbastanza difficile, perché senza un background scientifico ovviamente corsi come agraria non si possono scegliere. In più, dopo aver fatto un corso di tedesco a Tübingen con una borsa di studio nell’estate del secondo anno di Università mi ero completamente innamorata della Germania e avevo deciso di venire a fare qui la specialistica. Il mio tedesco però era ancora abbastanza rudimentale quindi subito dopo la triennale mi sono trasferita qui per lavorare come ragazza alla pari e imparare la lingua, mentre cercavo il Master. E ho trovato questo corso internazionale a Freiburg, non lontano da dove vivevo allora, e in una delle migliori Università del Paese. Ho fatto domanda  e sono stata presa, insieme ad altri 35 ragazzi/e di diverse età e provenienti da 32 Paesi diversi, da Hong Kong al Texas alla Finlandia.

Il Master non è stato tutto rose e fiori, anzi: il metodo di studio era del tutto nuovo, il programma era veramente tosto, insomma non è stato facile. Però alla fine si stringe i denti e si va avanti, e poi dipende anche da ciò che uno/a tira fuori da quello che gli capita. In estate dovevamo fare un tirocinio. Io conoscevo l’Istituto dove lavoro adesso di nome e perché avevo letto qualche loro lavoro per la mia tesi della triennale; ho trovato un gruppo di ricerca che mi interessava, ho fatto domanda e mi hanno presa per questo stage di 3 mesi. Uno stage così può essere un’esperienza come un’altra oppure trasformarsi veramente in un’occasione, dipende da quello che a uno/a interessa fare anche in futuro. Io sono stata molto fortunata, perché ho trovato due supervisori che mi hanno seguita e puntato su di me già durante il tirocinio, e ora eccomi qui.

A proposito di stage: il workshop del JobTrainer su come fare marketing di sé stessi è stato veramente utile.

Qui all’estero il metodo di studio è molto diverso da quello che ho vissuto in Italia. Ci sono molti più lavori di gruppo all’Università, per esempio, e nel settore della ricerca ovviamente le competenze trasversali, di cui si parlava sempre al JobTrainer,  sono fondamentali, perché si lavora in team, gli articoli scientifici vengono scritti da diverse persone ecc. Quindi sapersi relazionare con gli altri in maniera positiva, saper gestire i conflitti, conoscere i propri punti di forza e saperli sfruttare è fondamentale, ovviamente non solo nel settore della ricerca, ma in tutti i lavori! Ne ho fatti anche di diversi prima, per diventare man mano indipendente.

Amo il mio lavoro sicuramente per il fatto che faccio quello che mi piace. La mia passione è il cibo, a 360°, quindi tutto quello che porta con sé: gastronomia, storia, cultura, territori ma anche sfide, innovazione, le sue implicazioni non solo sociali ed economiche ma anche ambientali e politiche. Ho la fortuna di poter seguire, approfondire e mettere a frutto i miei interessi anche in campo lavorativo, e avere un lavoro che non si avverte come solo un modo per guadagnare lo stipendio ma piuttosto come quello che si vuole fare nella vita è una grandissima fortuna. Non è che sia tutto rosa eh, periodi in cui si è stanchi, demotivati o si deve lavorare a progetti non interessanti capitano sempre, è normale. Però se si ha chiaro il proprio obbiettivo si stringe i denti e si va avanti. Però quando arriva la fatidica domanda “ma che ci sto a fare qui?” ci si ferma a pensare e si va avanti solo quando ci si è dati una risposta!

Tornando indietro di qualche anno, prima del JobTrainer, stavo finendo di studiare Scienze Politiche a Trento, presso la Facoltà di Sociologia. Avevo già fatto l’esperienza in Inghilterra e in Germania ma per il resto non avevo le idee molto chiare. Non avevo ancora deciso di trasferirmi all’estero, non avevo mai pensato a me come a una che viaggia mentre ora non riesco proprio a rimanere per più di un certo tempo nello stesso luogo; ma è anche bello avere tanti posti in cui si vuole tornare. Si imparano a vedere e apprezzare molto più cose. Comunque, all’epoca la mia vita tutto sommato era abbastanza casa-università-solito giro, e mi stava strettissima. Il JobTrainer mi ha aiutato a capirlo, e a capire meglio quali scelte avrei potuto e anche dovuto fare.

Ho affrontato il mio percorso scolastico con decisione. Come ho detto, il mio obbiettivo in generale è lavorare nel settore dell’alimentazione per cambiare come la maggior parte del cibo viene attualmente prodotta e consumata. E se uno/a sa cosa vuol fare diventa tutto più semplice perché non ci si muove alla cieca. “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa in quale porto vuole approdare”, tanto per citare Seneca.

Ad un/a giovane laureato/a mi sento di consigliare di prendersi del tempo per capire cosa vuol fare veramente! Cosa gli/le piace, a cosa vuole dedicare il suo tempo e le sue energie. Con calma e senza stress, certo anche senza perdere tempo, ma è molto meglio prendersi quattro giorni di JobTrainer o un periodo per riflettere che non buttarsi a capofitto in qualcosa, un Master o un lavoro  solo perché si deve ma che alla fine porta più danni che altro. E di fare più esperienze possibili, viaggiare, informarsi, non si ha mai idea di quante possibilità ci sono!

I miei genitori e la maggior parte dei miei amici la trovavano una buona idea. Adesso, ripensandoci, trovo interessante che le uniche persone che all’epoca mi hanno detto che erano tre giorni persi sono rimaste esattamente dov’erano tre anni fa.

Per me è stato un’esperienza forte e preziosa per capire di più su me stessa, cosa volevo, i miei limiti ma anche i miei punti di forza, il mio modo di rapportarmi con gli altri e come migliorare. In realtà penso che il JobTrainer sia un utilissimo “check up” che andrebbe fatto ogni tanto, per capire a che punto si è. Se non fossi stata in Germania sarei venuta anche all’ultimo JobTrainer organizzato sul Lago di Garda!

 

Silvia Monetti

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